Allo scoccare della mezzanotte due paesi baltici balzeranno agli onori delle cronache: dal primo gennaio, infatti, la Lituania dirà addio alla valuta nazionale, la litas, per aderire alla moneta comune, portando i paesi dell'eurozona da 18 a 19 mentre, contemporaneamente, la Lettonia assumerà la presidenza semestrale dell'Unione Europea.
Alla luce della crisi in Ucraina, i due eventi assumono un significato geopolitico, oltre che economico, perché portano le ex repubbliche sovietiche ancora più lontano dall'orbita di Mosca in un momento di rapporti difficili tra Russia e UE.
La Lituania è l'ultimo paese baltico, dopo Estonia (2011) e Lettonia (2014) a compiere la scelta di adottare l'euro. E se Vilnius - indipendente dal 1990 e, dal 2004, parte della Nato di cui ospita alcune basi - da mesi vive con ansia crescente la crisi tra Mosca e Kiev, anche in Lettonia la preoccupazione resta alta. Del resto Riga, al suo primo turno di presidenza UE, è allineata sulle posizioni Ue anche per quanto riguarda il dossier ucraino ma deve tuttavia fare i conti con una significativa minoranza russofona, ben il 27% della popolazione, 560.000 persone solo nella capitale.
M.Ang./ATS/ANSA
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