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Omaggio a Mary Quant (e alle donne)

Londra celebra la paladina della minigonna: regalò emancipazione a un'intera generazione femminile

  • 26.12.2019, 23:14
  • 22.11.2024, 20:19
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Storia della minigonna

Telegiornale 26.12.2019, 21:00

Di: TG/ 

Da alcuni mesi, il Victoria and Albert Museum di Londra rende omaggio alla paladina della minigonna: Mary Quant. E lo fa con esposizione che va oltre gli abiti. Racconta una storia, uno spaccato della società degli anni '60, quando un capo perse qualche centimetro per regalare un po' di emancipazione a un'intera generazione femminile.

Creativa, ribelle e anticonformista. Mary Quant non è solo la donna della minigonna. Attraverso i suoi abiti e sui colori, ha parlato un linguaggio nuovo e ha riscritto l'idea di femminilità. Ha accorciato un orlo e ha creato un'icona. Lei - che inizialmente vendeva all'ingrosso - ha captato una necessità, una voglia di rivoluzione e l'ha tradotta in stoffa.

È nel 1963 che - nella vetrina della sua boutique, in King's Road a Londra - appare la prima minigonna. È uno strappo con il passato. Una netta contrapposizione con lo stile maturo delle donne di allora.

Sono state le ragazze a inventare la minigonna. Ha sempre detto Mary Quant, oggi 84enne. Cercavano un capo giovane, facile, che le facesse sentire a proprio agio e non le impedisse nei movimenti. La gonna delle ragazze dunque si fa più corta. I capelli dei ragazzi più lunghi. Nell'aria risuonano i Beatles. Il periodo storico fa il resto. Il '68 è alle porte.

Quel pezzo di stoffa diventa un simbolo di emancipazione e ribellione. Ogni centimetro in meno è un colpo al maschilismo e al sistema patriarcale. E manda in frantumi l'immagine della donna sottomessa confinata ai fornelli.

Mary Quant non libera solo le gambe, libera le donne. Rivendica l'autogoverno del corpo. E crea scandalo. Non solo a Londra. Quei centimetri sopra il ginocchio dilagano e diventano l'emblema del male. Fanno arrabbiare i Governi, vengono additati come immorali. Ma la strada ormai è segnata. La minigonna piace. La indossano le dive e le donne comuni.

Veicola un'idea, diventa rivoluzione e specchio dell'autodeterminazione femminile. Diventando così un mito senza tempo.

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