Numerosi morti, centinaia di dispersi e almeno 6'600 persone rimaste senza casa, è questo il bilancio attuale della strage causata dal cedimento di una diga in costruzione, nel sud del Laos, in un'area rurale arretrata.
La pressione, frutto delle pesanti piogge degli ultimi due giorni, ha causato una frattura nella barriera di 8 metri. Il cedimento ha causato il rilascio a valle di cinque miliardi di metri cubi d'acqua, una quantità pari a quella di due milioni di piscine olimpiche.
I pochi video diffusi online da soccorritori mostrano un'enorme distesa di acqua fangosa ricoprire villaggi e campi coltivati, mentre i superstiti vengono portati in salvo a bordo di imbarcazioni che scorrono lente tra case sommerse fino al tetto.
Dal Governo a partito unico di Vientiane, notoriamente reticente nel rilasciare informazioni, sono arrivati aggiornamenti stringati. Si sa che il primo ministro Thongloun Sisoulith ha sospeso i prossimi impegni governativi per monitorare i soccorsi, e le autorità locali hanno fatto appello a tutte le agenzie statali affinché forniscono tutto quello di cui c'è bisogno: cibo, acqua, vestiti, medicine. C'è il rischio che le vere dimensioni della tragedia vengano sottaciute, perché metterebbero in cattiva luce il governo comunista.
Per il Laos, uno dei paesi più arretrati della regione, il disastro rappresenta l'incidente più grave nel suo progetto di diventare "la batteria del Sud-est asiatico" grazie allo sfruttamento del potenziale idroelettrico del Mekong e dei suoi affluenti.