Il copilota del velivolo della Ethiopian Airlines dirottato nel mese di febbraio 2014 su Ginevra sarà giudicato in aprile al Tribunale penale federale di Bellinzona. Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) non considera l’uomo responsabile dei propri atti, in quanto al momento dell’accaduto era in stato di paranoia, totalmente incapace di intendere e di volere. Il processo determinerà le misure terapeutiche che dovranno essere intraprese nei suoi confronti.
I fatti
Il 17 febbraio 2014 l’aereo stava volando da Addis Abeba a Roma quando l’imputato, approfittando di una breve assenza del pilota, si era barricato nella cabina di pilotaggio, e aveva preso il controllo dell'apparecchio con l’intenzione di farlo atterrare a Ginevra. Un atterraggio poi effettuato sotto la scorta di caccia francesi. Lo squilibrato ha giustificato il suo gesto spiegando di voler chiedere asilo politico in Svizzera a causa delle minacce ricevute nel proprio paese.
L’uomo – condannato in Etiopia a una pena detentiva di 19 anni e 6 mesi in contumacia, in quanto Berna ha rifiutato di estradarlo – continuerà intanto a seguire il trattamento psichiatrico avviato un anno fa nel penitenziario ginevrino Curabilis.
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