Una richiesta di sospensione dei termini di carcerazione preventiva per cercare di guadagnare tempo. Ancora non è stata richiesta formalmente dall'accusa, ma è nell'aria, al processo in Corte d'Assise a Sondrio per il duplice delitto dei coniugi Gabriella Plozza e Gianpiero Ferrari, barbaramente uccisi il 20 novembre del 2010 negli uffici della loro azienda a Zalende.
Il nove gennaio prossimo i due imputati - il valtellinese E.G. presunto organizzatore della mattanza e il moldavo R.C., presunto killer - potranno tornare in libertà per decorrenza dei termini della carcerazione preventiva. Mancano ancora una ventina di testi da sentire e sono state fissate solo 8 udienze di qui alla fine dell'anno, impossibile avere per quella data una sentenza di primo grado.
La motivazione? La complessità del dibattimento
La decisione dell'accusa potrebbe essere motivata, dunque, dalla complessità del procedimento in corso, ma già da ora si può dare per scontata la levata di scudi della difesa che non mancherà di appellare l'eventuale decisione della Corte.
Sentito un maresciallo del RIS
Oggi, nel frattempo, è stato sentito un maresciallo del Ris di Parma che ha riferito di aver trovato tracce di polvere da sparo sul giubbotto sequestrato al moldavo. Tre particelle rinvenute sul dorso, non sulla parte anteriore dell'indumento, come logico sarebbe stato in presenza di uno sparo. Di qui la tesi della difesa: "Quel giubbotto è un reperto contaminato". Tesi che l'esperto del Ris ha dichiarato essere "possibile".
Antonia Marsetti
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