Giuseppe Cosentino non deve fare i conti solo con l’indagine avviata dalla procura di Reggio Calabria, che ha disposto i suoi arresti domiciliari. Il presidente del Catanzaro calcio, si è appreso martedì, era già finito nel mirino del Ministero pubblico ticinese.
L’inchiesta in questione è quella scattata agli inizi del 2014, quando il procuratore generale John Noseda ordinò accertamenti sulla società K7, con sede a Chiasso e caveau a Lugano. La perquisizione portò infatti anche al sequestro di una cassetta di sicurezza riconducibile appunto a Cosentino e alla figlia Ambra, da ieri pure ai domiciliari.
La somma trovata (oltre mezzo milione di euro) è tuttora nella mani degli inquirenti elvetici. In Svizzera i due Cosentino non sono indagati, ma unicamente persone informate sui fatti. Né risultano al momento legami con le malversazioni emerse oltre confine; nemmeno per quanto riguarda i due fiduciari ticinesi coinvolti nella vicenda.
Non sono però da escludere sorprese. Noseda prenderà contatto al più presto con i colleghi calabresi proprio per verificare che non esistano connessioni di sorta tra il capitolo K7 e l’operazione “Money gate”. In caso contrario, per Cosentino e la figlia potrebbe profilarsi l’accusa di riciclaggio.
Francesco Lepori
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