Ticino e Grigioni

"Il Nepal? un cantiere aperto"

Volontari ticinesi tracciano un bilancio della ricostruzione, a un anno dal sisma che piegò il paese

  • 25.04.2016, 08:10
  • 07.06.2023, 19:10
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Ticinesi in Nepal impegnati nella ricostruzione del paese - Lino Bini

RSI Info 25.04.2016, 08:00

"A un anno dal terremoto in Nepal, il lavoro per la ricostruzione è solo agli inizi; il Governo non facilita le cose e, per dare un tetto alle famiglie in tempi brevi, siamo costretti a bypassare le autorità e ad agire localmente con iniziative personali". Giovanni Kappenberger, noto meteorologo ticinese in pensione, è stato uno tra i primi a prestare soccorso alla popolazione nepalese, messa in ginocchio il 25 aprile del 2015 da un terremoto di magnitudo 7.8 sulla scala Richter.

Giovanni Kappenberger

Giovanni Kappenberger

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Ho deciso di concentrare i miei sforzi nella regione del Langtang, una delle mete predilette dagli amanti dei trekking sull'Himalaya, dove un villaggio è stato letteralmente raso al suolo e dove, a breve, tornerò per continuare il mio lavoro di consulenza per la ricostruzione", aggiunge.

Tende nelle periferie, in attesa della ricostruzione

Tende nelle periferie, in attesa della ricostruzione

  • keystone

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Il Ticino ha risposto in modo esemplare all'emergenza e, grazie alle donazioni non solo materiali, siamo riusciti in breve tempo a prestare soccorso e ad avviare diversi cantieri per la ricostruzione di case ed edifici di utilità pubblica, creando il nostro campo base nel villaggio nepalese di Saipu", racconta dal canto suo
Silvia Lafranchi Pittet, coordinatrice dei progetti promossi dall'associazione
Kam for sud, attiva in Nepal su più fronti.

Ogni aiuto è benvenuto

Ogni aiuto è benvenuto

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Da qualche tempo abbiamo un collaboratore ticinese che sta seguendo tutti i nostri progetti avviati nel paese, grazie a lui possiamo dire che molto è stato realizzato... ma molto altro ancora rimane ancora da realizzare" sottolinea, ricordando che per concludere i cantieri aperti occorrono ancora fondi e quindi aiuti finanziari.

La ricostruzione, lenta

La ricostruzione, lenta

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Anche il racconto di
Moreno Bottani, volontario ticinese da pochi mesi rientrato dal Nepal, è simile a quello di Kappenberger e Lafranchi: "
Il terremoto ha lasciato il segno prevalentemente nelle periferie e sui templi antichi a Kathmandu, molti dei quali si sono letteralmente sbriciolati. La ricostruzione è ricominciata, ma prima che possa essere considerata conclusa ci vorrà ancora molto tempo, anche a causa della corruzione...”.

Tra le strade e i vicoli di Kathmandu

Un'altra questione che sta mettendo a dura prova il paese è la chiusura delle frontiere da parte dell’India che, di fatto, ha paralizzato i commerci. Così, è facile imbattersi in lunge code di gente alle stazioni di servizio che aspetta fino a cinque giorni prima di poter acquistare solo 15 litri di benzina”, aggiunge con un pizzico di amarezza.

Code per tutto: benzina, trasporti e acquisti...

Alcune cifre:

Fino ad oggi la Catena della Solidarietà ha raccolto a favore delle vittime del terremoto in Nepal oltre 32 milioni di franchi, sette di quali sono già stati investiti nel paese attraverso aiuti d'urgenza gestiti da 10 ONG, impegnate prevalentemente nella distribuzione di tende, acqua potabile, medicinali. Oltre a ciò vi sono diversi cantieri ancora aperti che prevedono la ricostruzione di 35 scuole, 17 strutture sanitarie, un migliaio di abitazioni antisismiche, oltre al sostegno diretto alla produzione agricola. Si stima che grazie a questi contributi 36'000 famiglie abbiano ritrovato un tetto sotto il quale dormire.

Lino Bini

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