Gli ospedali dei Grigioni stanno affrontando una crisi finanziaria sempre più grave. A pesare non sono soltanto le tariffe troppo basse per le prestazioni ambulatoriali – che spesso non coprono nemmeno i costi – ma anche un impianto normativo eccessivamente rigido, che rischia di soffocare la gestione delle strutture sanitarie.
Un grido d’allarme arriva da Schiers, in Prettigovia, dove il direttore dell’ospedale locale, Oliver Kleinbrod, denuncia un sistema sempre più difficile da gestire. “L’ostacolo principale è rappresentato dai continui adattamenti regolatori”, spiega. Secondo Kleinbrod, queste modifiche non fanno che distogliere l’attenzione dal cuore del lavoro ospedaliero: la cura dei pazienti.
Le nuove esigenze, imposte non tanto dall’utenza quanto da politica, autorità e casse malati, si susseguono con ritmo incalzante. Ogni ambito è regolato nei minimi dettagli: “Ci viene imposto quanto personale impiegare per ogni prestazione, quali dispositivi utilizzare, quali certificazioni ottenere e quali iter formativi vanno seguiti. Tutto ciò non fa che aumentare i costi”, afferma il direttore.
Il paradosso, secondo Kleinbrod, è che molte delle nuove direttive nascono da un intento condivisibile: contenere i costi e migliorare la qualità. Di per sé non è un proposito sbagliato, anzi suona bene, solo che poi vengono emanate direttive sulla qualità che per essere ossequiate comportano spese. Poi le misure adottate vengono sottoposte a valutazioni approfondite e di regola gli ospedali devono anche ottenere una certificazione per tutto questo processo. A sua volta, l’ente certificante deve accreditarsi per poter svolgere la sua attività.”
Il risultato è un sistema in cui l’efficienza gestionale viene compromessa da un eccesso di regolamentazione. “Il problema non riguarda solo la sanità, la Svizzera mette regole ovunque e questo eccesso di norme e prescrizioni toglie qualsiasi margine di manovra a livello imprenditoriale e organizzativo”, conclude Kleinbrod.
Il suo auspicio è che la politica allenti finalmente la presa, almeno nel settore della salute, dove la pressione normativa ha ormai raggiunto livelli insostenibili. “Non è più sostenibile che da una parte si spinga per il libero mercato e l’innalzamento della qualità mentre dall’altra si emettano prescrizioni per qualsiasi cosa”.