Ticino e Grigioni

Il caso Adria torna in procura

Il Tribunale penale ha rispedito di nuovo il dossier per il crac multimilionario dell’impresa, fallita nel 2015

  • 25.07.2019, 21:02
  • 22.11.2024, 21:35
Immagine d'archivio

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Di: Francesco Lepori 

Nuovo colpo di scena nel caso dell’Adria Costruzioni. Mercoledì, per la seconda volta, il Tribunale penale cantonale ha infatti rispedito l’incarto al ministero pubblico. Il processo per il crac dell’impresa, fallita nell’ottobre del 2015, sembra ora quanto mai lontano.

La vicenda riguarda un presunto buco di circa 30 milioni di franchi, sulla sessantina erogati complessivamente, in cambio di mazzette, dalla Banca Wir. Quattro anni fa le indagini portarono all’arresto dei titolari della ditta (padre e figlio) e dell’allora direttore della filiale luganese della Wir. Ai tre si aggiunsero poi i nomi di due operatori immobiliari.

Nell’ottobre del 2016, il procuratore generale John Noseda firmò l’atto d’accusa. Il giudice Marco Villa rinviò il dossier al mittente, chiedendogli di completarlo. Ma Noseda si rivolse alla Corte dei reclami penali, che gli diede ragione. La questione – stabilì la Crp – competeva all’intera Corte delle Assise Criminali, e non al solo presidente.

Detto fatto. Villa ha costituito la Corte, che ora – come detto – ha ritrasmesso gli atti alla procura. Diversi i motivi. Contro l’ex direttore della Wir di Lugano pendono innanzitutto altri quattro procedimenti penali (sempre per reati finanziari). Impossibile dunque rispettare il principio dell’unità di giudizio.

L’altro principale problema concerne un accusatore privato. Il ministero pubblico – ha stabilito il Tribunale federale – deve pronunciarsi sulla sua posizione. Cosa, anche questa, rimasta inevasa.

02:24

Caso Adria, altro rinvio

Il Quotidiano 25.07.2019, 21:30

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