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Quelle reti parallele per mandare armi e aiuti a Kiev

Gli aiuti militari all'Ucraina non sono forniti solo da Paesi o alleanze come la NATO, ma si concretizzano anche con la cosiddetta "assistenza di sicurezza informale"

  • 7 giugno 2023, 05:51
  • 24 giugno 2023, 08:42
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Di: Stefano Grazioli

Un ex poliziotto ucraino è stato fermato il giorno di Pasqua alla dogana di Brogeda: con sé aveva 170'000 euro in contanti. Gli servivavano, ha dichiarato, per acquistare armi e altro materiale per la guerra in Ucraina. Un episodio che dimostra come siano molteplici le organizzazioni parallele attive nel sostegno civile, ma anche militare, di Kiev.

RG 12.30 del 06.06.2023 - La diretta di Francesca Calcagno

RSI Ticino e Grigioni 06.06.2023, 13:02

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Infatti, gli aiuti militari all’Ucraina non sono forniti solo da singoli paesi, Stati Uniti in primis che nel primo anno di guerra hanno inviato armi, mezzi e attrezzature per 43 miliardi di dollari (oltre la metà dei 72 miliardi arrivati sino a febbraio 2023), o alleanze, come la NATO, ma si concretizzano anche in quella che viene definita assistenza di sicurezza informale (Informal Security Assistance), gestita in maniera più o meno indipendente da vari attori che vanno dalla società civile alle reti militari non istituzionalizzate passando per le organizzazioni di volontari.

Secondo una recente analisi fornita da Minerva, agenzia del dipartimento di Difesa statunitense, questo tipo di sostegno ha rafforzato le forze armate ucraine in modo significativo, con gruppi altamente motivati che forniscono attrezzature e assistenza in aree in cui gli aiuti statali ufficiali non possono arrivare. Il vantaggio principale di questo sistema è appunto quello della velocità che manca alle burocrazie governative, il rischio è invece quello di muoversi su terreni al limite della legalità, come mostra il caso del cittadino ucraino fermato in Ticino mentre tentava di varcare la frontiera con l’Italia portandosi circa 170'000 euro a suo dire da utilizzare per l’acquisto di armi da inviare a Kiev.

In Ucraina già nel 2014 sono state create organizzazioni come Aerorozvidka, che ha legami diretti con l’esercito e ha sviluppato anche droni per le truppe di Kiev. Tra le altre ci sono Come Back Alive, nata sempre con l’avvio della guerra nel Donbass ormai nove anni fa, che ha raccolto circa 175 milioni di dollari per sostenere le truppe nazionali, anche con l’acquisto di droni turchi Bayraktar, oppure la Monsters Corporation o la Prytula Foundation, attive da un paio d’anni nell’offerta di assistenza militare e umanitaria soprattutto dopo l’inizio dell’invasione russa nel febbraio del 2022.

Ci sono poi gruppi privati e ONG, spesso con agganci diretti nei paesi della NATO: tra le maggiori Blue/Yellow Ukraine, organizzazione lituano-statunitense che ha raccolto oltre 45 milioni di dollari per aiuti militari non letali. Anche questa organizzazione è presente dal 2014, avviata a Kiev per iniziativa di Jonah Öhman, ex soldato delle forze speciali svedesi impegnato nella guerra nel Donbass.

Negli Stati Uniti Blu/Yellow esiste dal 2019 e oltre a reperire fondi per il conflitto collabora a stretto contatto con istituzioni e think tank statunitensi, dal Congresso all’Atlantic Council. Ci sono poi i casi singoli, come quello dell’ex presidente Petro Poroshenko, che ha finanziato di tasca propria l’acquisto di 14 veicoli militari, alcuni arrivati anche dall’Italia. Sono solo alcuni casi e nomi, raccolti in un teatro poco trasparente, come è sempre stato quello del mercato internazionale delle armi.

dalla tv

L’Informal Security Assistance all’Ucraina fa parte in definitiva della cosiddetta guerra irregolare praticata in vario modo da tutti i player in gioco: dagli Stati Uniti ai vari paesi della NATO, che si servono di ONG, privati o gruppi di volontari di varia estrazione, prediletti ovviamente quelli del settore militare con agganci alla politica e all’industria delle armi, per raggiungere i propri obbiettivi nel quadro del conflitto.

Il pericolo che corre l’Occidente da un lato è quello che gli interessi politici statali finiscano, a causa della mancanza di controlli, per essere non del tutto allineati con quelli della galassia dell’assistenza informale; dall’altro che la Russia e altri Paesi come la Cina identifichino non senza torti il sostegno attraverso canali non statuali come strumento di guerra ibrida replicabile su scenari presenti e futuri.

Radiogiornale delle 12.30 del 06.06.2023: il servizio di Stegano Grazioli

RSI Mondo 06.06.2023, 16:44

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