E' salito ad una cinquantina di morti e a oltre 500 feriti il bilancio delle vittime delle due autobombe esplose venerdì a Tripoli, nel nord del Libano.
Il primo ordigno è deflagrato nel centro urbano, nei pressi della residenza del premier uscente Najib Mikati, che tuttavia non si trovava in città. La seconda esplosione ha colpito la zona del porto, non lontano dal domicilio dell'ex capo della polizia Ashraf Rifi. Entrambi gli attacchi sono stati sferrati in prossimità di moschee.
Si tratta degli attentati più letali nel paese dalla fine della guerra civile nel 1990.
Mikati: "Si cerca la guerra intestina"
Gli atti terroristici che venerdì hanno insanguinato Tripoli mirano a fomentare il conflitto interno, stando al primo ministro libanese Najib Mikati, il quale ha poi promesso ai "figli e ai fratelli" della seconda città dl paese che resterà al loro fianco.
Dure parole di condanna sono state pronunciate, tra gli altri, dalla responsabile della diplomazia europea Catherine Ashton, la quale ha domandato una rapida inchiesta, esortando poi le parti ad agire con moderazione.
Lo stesso invito è giunto da Palazzo di vetro per bocca di Ban Ki-moon. Il segretario dell'ONU ha poi chiesto unità.
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RG 18.30 Il servizio Lorenzo Trombetta
RSI Info 23.08.2013, 21:31