Credit Suisse, il Parlamento vuole vederci chiaro
La Commissione della gestione degli Stati avvia accertamenti sull'operato delle autorità
La crisi del Credit Suisse continua a far discutere sotto la cupola di Palazzo federale. La Commissione della gestione del Consiglio degli Stati vuole chiarimenti sull'operato delle autorità, riguardo all'applicazione della legislazione, alla sorveglianza esercitata sulle banche, all'esame di soluzioni alternative, al ricorso al diritto d'urgenza e alla gestione dei rischi. In un comunicato diffuso venerdì si spiega di aver incaricato delle sottocommissioni di procedere alle prime verifiche.
In sedute comuni con l'omologa del Nazionale, previste l'8, 9 e 15 maggio, verranno inoltre sentiti i principali protagonisti della vicenda, fra cui le responsabili dei due dipartimenti federali più direttamente toccati dall'operazione, ovvero Karin Keller-Sutter per le finanze ed Elisabeth Baume-Schneider per la giustizia, la FINMA e la Banca nazionale. Un rapporto dovrà essere stilato entro fine maggio.
La domanda principale è se siano stati rispettati i principi di legalità, opportunità ed efficacia. Solo una volta conosciute le conclusioni, verso metà maggio, si deciderà il da farsi e in particolare se ricorrere o meno allo strumento più potente nelle mani del Legislativo, ovvero la Commissione parlamentare d'inchiesta che la sinistra ha già invocato. Nella storia della Confederazione se ne ricordano solo quattro: sui casi dei Mirage, delle schedature, delle dimissioni di Elisabetk Kopp e dei malfunzionamenti alla cassa pensioni PUBLICA.