Ticino e Grigioni

"Allah ci guidi sulla retta via"

Si è chiuso con le parole dell'accusata il dibattimento nel processo a carico della 29enne di Vezia che ferì nel 2020 a Lugano due donne in nome dello Stato islamico - Sentenza attesa per il 19 settembre

  • 2 September 2022, 10:07
  • 12 July 2023, 12:29
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Processo aggressione Manor_43.jpg

Il processo si è svolto al Tribunale penale federale a Bellinzona

  • RSI
Di: Francesca Calcagno

Palmi rivolti al cielo e una preghiera che chiede ad Allah di guidare i fedeli sulla retta via. Non ha aggiunto altro, non l’ha commentata: "Volevo dire questa cosa per ultima”. Con queste parole, pronunciate dall’imputata, si è chiuso venerdì mattina il dibattimento nel processo a carico della 29enne di Vezia, accusata di tentato assassinio e violazione della legge federale che vieta i gruppi Al-Qaeda e Stato islamico per aver accoltellato alla Manor di Lugano, il 24 novembre del 2020, due donne scelte a caso. In aula, la donna ha aggiunto: "Vi ringrazio per questi giorni, anche i miei legali, mi dispiace che sia durato così tanto, tutto sta nella vostra decisione".

La sentenza verrà pronunciata dalla Corte penale del Tribunale penale a Bellinzona il 19 settembre.

Radiogiornale delle 09.00 del 02.09.2022: il servizio di Francesca Calcagno

RSI Ticino e Grigioni 02.09.2022, 13:57

Repliche e dupliche

In mattinata si sono inoltre nuovamente confrontati accusa e difesa dopo la lunga arringa difensiva di ieri, durata quasi cinque ore (vedi correlati).

La procuratrice Elisabetta Tizzoni ha difeso l’operato della polizia federale e del Ministero pubblico della Confederazione. Ha dunque negato fermamente che siano state le autorità a creare il “caso Manor” e ha ribadito che una persona, per essere considerata una terrorista non deve adempiere a tutti i criteri previsti dal “manuale del terrorista perfetto”. È sufficiente il fatto che abbia agito mossa dal fondamentalismo. Ha poi respinto la critica secondo cui l’accusa di terrorismo si fondi sulle sole dichiarazioni dell’imputata, citando le prove riportate nell’atto d’accusa. In particolare, gli scambi online avuti con un uomo siriano in cui la donna (in quattro occasioni) inneggia allo Stato islamico. L’imputata (anche se parzialmente) era in grado di comprendere l’atrocità dell’atto, sapeva di promuovere lo Stato Islamico e ci è riuscita, ha concluso la procuratrice federale.

La difesa ha pure ribadito la sua posizione. “Non abbiamo citato il manuale del terrorista perfetto”, ha affermato l’avvocato Daniele Iuliucci, “abbiamo solo smontato la tesi accusatoria secondo cui l’imputata sia una lupa solitaria che ha pianificato il suo gesto negli anni”.

Aggressione alla Manor di Lugano, chiesti 14 anni di carcere

Telegiornale 01.09.2022, 14:30

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