Si delineano i retroscena del blitz compiuto mercoledì dagli uomini del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (SCICO) della Guardia di Finanza di Roma, all’interno della sala da gioco di Campione d’Italia. L’inchiesta, che per ora ha portato all’emissione di 4 avvisi di garanzia, come atto dovuto, a carico del personale del Casinò, è affidata ora alla Procura di Como ma rientra in una costola di quella partita nel 2014 con l’operazione “Chemin de Fer”, coordinata dalla direzione antimafia di Cagliari. Furono infatti consumati in Sardegna i primi reati in ordine al riciclaggio di proventi del traffico di droga.
Droga e sparatorie
Sigilli a terreni, case e sale giochi, con sequestri per diversi milioni di euro, furono contestati a persone pregiudicate che nell’isola risultavano essere nullatenenti, utilizzando prestanome. Sparatorie, fiumi di droga, arresti e denunce furono il contorno di questa grande indagine dai molti “affluenti” nel continente.
Riciclaggio nei casinò
Le complesse investigazioni patrimoniali, svolte anche allora dallo SCICO di Roma, permisero di ricostruire la maniera in cui il denaro del narcotraffico veniva riciclato mediante le sale da gioco di Saint Vincent e Venezia. Gli inquirenti sardi raccontano di giocate d’azzardo tramite fiches di grande taglio, “puntando” solo una parte e ritirando poi l’intera somma come “vincita” in maniera “pulita”. Le autorità italiane dovranno stabilre se questo modo di operare è stato messo in atto anche a Campione.
sdr/CSI/Red MM
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