Si chiama in inglese “deep web” o “dark web”, web profondo potremmo dire in italiano, e definisce “quella parte di internet che non è accessibile con i normali browser”, ha spiegato la giornalista Carola Frediani ad Alba Chiara.
Sulla via della seta si comprava ogni genere di droghe
Un mondo sconosciuto ai più, venuto alla ribalta nei giorni scorsi con la chiusura da parte dell’FBI della pagina Silk Road (La via della seta), nato nel 2011 e diventato crocevia della vendita di droga di ogni tipo, tanto da generare un fatturato di qualche decina di milioni di dollari l’anno. Il suo gestore, che si faceva chiamare Dread Pirate Roberts e “professava idee anarcolibertarie”, è stato smascherato e arrestato. Era un 29enne californiano, che si vantava di aver “vinto la guerra contro le droghe avviata dallo Stato” ma che ora rischia molti anni di carcere.
Senza lasciare traccia
Un mondo “costruito su reti che cifrano le comunicazioni e le rendono anonime”: di internet, infatti, “è l’unica parte veramente anonima, dai siti a chi vi naviga, mentre normalmente ogni nostra attività lascia una traccia”. Un mondo, però, non inaccessibile: basta scaricare il browser TOR e… conoscere gli indirizzi.
Dissidenti e malviventi
La sua origine? Come per la rete di tutti i giorni, va ricercata nell’ambiente militare statunitense, ma in seguito si è diffuso come mezzo di comunicazione sicuro, per esempio in paesi dalla forte censura. Accanto a dissidenti e attivisti di varia natura, però, è frequentato anche da malviventi, perché ben si presta ad attività di tipo illecito. E chi vigila? “Nessuno, è un luogo auto-organizzato, con una forte autonomia dal basso”. E se Silk Road è chiuso, infatti, altre piattaforme sono già pronte a riprendere i suoi venditori e clienti, da Black Market Reloaded a Sheep Marketplace.
PON/Alba Chiara
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L'integrale dell'intervento di Carola Frediani ad Alba Chiara
RSI Info 09.10.2013, 19:35