Il Consiglio federale vuole sottoporre solo al referendum facoltativo, e non a quello obbligatorio che implicherebbe una doppia maggioranza di popolo e cantoni, i nuovi accordi raggiunti fra la Confederazione e l’Unione Europea. Lo ha stabilito nella sua seduta di mercoledì, anche se la scelta definitiva spetterà alle Camere.
Nel dettaglio il Governo intende presentare al Parlamento quattro decreti federali da sottoporre a referendum: uno per la stabilizzazione delle relazioni bilaterali e tre per il loro ulteriore sviluppo nei settori della sicurezza alimentare, dell’energia elettrica e della sanità.
Secondo l’Esecutivo, il referendum facoltativo corrisponde alla prassi fin qui adottata in materia di bilaterali con Bruxelles, “anche se – soprattutto l’accordo di Schengen/Dublino – prevedevano un recepimento dinamico del diritto più ampio rispetto al pacchetto attuale.” Rispetta inoltre l’esito della votazione popolare sull’iniziativa “Accordi internazionali: decida il popolo!”: nel 2012, il 75,3% della popolazione aveva allora detto “no” a un referendum obbligatorio per i trattati internazionali comprendenti disposizioni importanti che contengono norme di diritto. Attualmente, va detto, è comunque in corso una raccolta di firme per una nuova iniziativa, lanciata alla fine di settembre del 2024 e nota come “iniziativa bussola”, i cui promotori sono contrari a quella che viene definita “una tacita adesione all’UE” e propongono nuovamente di ancorare nella Costituzione il principio secondo il quale sottostanno al referendum obbligatorio (con doppia maggioranza quindi) “i trattati internazionali che prevedono il recepimento di disposizioni importanti che contengono norme di diritto”.
Intervistato dalla NZZ, uno di essi ha affermato che il testo potrebbe essere ritirato solo nel caso in cui il risultato del negoziato fra Berna e UE fosse sottoposto al referendum obbligatorio e accettato da popolo e cantoni. Le firme potrebbero essere consegnate già in estate, con largo anticipo sulla scadenza dei termini.
La parafatura dei testi degli accordi è prevista nel corso del mese di maggio a Berna. Il Consiglio federale avvierà la procedura di consultazione ordinaria sul progetto del messaggio prima della pausa estiva.
Le reazioni
La scelta di privilegiare il referendum facoltativo rispetto a quello obbligatorio è stata immediatamente criticata dal capogruppo dell’UDC, Thomas Aeschi, che su X l’ha definita “scioccante” perché limita la democrazia diretta elvetica. Secondo Aeschi, il Governo si sarebbe pronunciato con quattro voti contro tre a favore di questa opzione: quelli di Ignazio Cassis, Beat Jans, Elisabeth Baume-Schneider e Martin Pfister contro quelli di Guy Parmelin, Albert Rösti e Karin Keller-Sutter.
Soddisfatti invece i Verdi liberali, per i quali il Governo preserva la linea politica in materia europea seguita finora. La decisione è condivisa anche dai Verdi: “La Costituzione è chiara - un referendum obbligatorio non è previsto”, rileva in una nota la loro vicepresidente, nonché vicepresidente della commissione della politica estera del Consiglio nazionale, Sibel Arslan.
Soddisfazione anche da parte del Centro. Secondo la consigliera nazionale Elisabeth Schneider-Schneiter (BL), che si è espressa attraverso il social X, il Governo lancia con la sua decisione un segnale di continuità e coerenza politica, il tutto preservando il margine di manovra di Parlamento e Cantoni.
Per parte sua il PLR rammenta che sarà il Parlamento, in ultima analisi, a decidere se sarà necessaria la doppia maggioranza fra popolo e Cantoni. Il partito sottolinea quindi l’importanza per sostenitori e oppositori dei nuovi accordi di non perdersi in battaglie farsa.

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Notiziario 30.04.2025, 14:00
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