Il processo doveva durare sei settimane, si è concluso dopo tre ore e mezzo di seduta. Appena il tempo di nominare i dodici giurati e poi, dopo la pausa pranzo, il procedimento non è più ripreso; un rinvio dopo l’altro sino all’annuncio del giudice Davis: le parti hanno trovato un accordo.
Fox News ha accettato di patteggiare una causa per diffamazione intentata da Dominion Voting Systems, società che produce macchinari per il conteggio dei voti, ponendo così bruscamente fine alla disputa civile per l’accusa di aver disinformato il pubblico dopo le Presidenziali 2020 cavalcando la tesi degli avvocati di Donald Trump delle elezioni rubate. Dopo il colpo di scena, qualche minuto prima della risposta all’attesa domanda: a che prezzo?
Settecento ottantasette milioni e mezzo di dollari (poco più di 700 mio di franchi), ecco quanto la rete via cavo di Rupert Murdoch avrebbe accettato di pagare per evitare il procedimento. Dominion aveva chiesto un indennizzo di 1,6 miliardi di dollari. "I soldi sono un'ammissione di responsabilità", ha detto all’esterno del tribunale il CEO dell’azienda accusatrice, "Fox News - ha aggiunto uno dei legali - ha ammesso di aver mentito".
Nessuna risposta se oltre al pagamento la televisione di riferimento del mondo conservatore americano dovrà scusarsi pubblicamente, riabilitando anche in onda la società accusata nell’autunno 2020 di aver scambiato i voti repubblicani in democratici falsando l’esito delle elezioni. In una dichiarazione alla stampa Fox News afferma che “il patteggiamento riflette l’impegno continuo a rispettare i più alti standard giornalistici”.
Il patteggiamento mette fine a una vertenza che da venticello si era trasformata in una bufera per Fox News, visto che in sede di preliminare era emerso come senza scrupoli i volti della rete avessero scelto di cavalcare la “Grande Bugia” per non scontentare il pubblico di riferimento, pur riconoscendo in privato di non credere affatto alla tesi della frode. Scambi di messaggini e di email – anche inviati dallo storico fondatore, il 92enne australiano Rupert Murdoch – che non solo erano parsi un’ammissione di cinismo ma pure di colpevolezza.
Negli Stati Uniti provare il dolo in una causa di diffamazione è però assai arduo, non solo per la strenua difesa della libertà di espressione sancita dal primo emendamento. In seguito a una sentenza della Corte Suprema del 1964, i mass media sono assai protetti e, visto il loro ruolo pubblico, si “assolvono” le loro coperture “disinibite e robuste che possono includere attacchi veementi, caustici e talvolta sgradevolmente taglienti” (NY Times vs Sullivan, 9.3.1964).
Nonostante la condanna fosse improbabile, negli ultimi giorni i legali di Fox News avevano costantemente perseguito la strada dell’accordo, per evitare sorprese, per evitare la berlina a Murdoch e ai volti della rete, per evitare che un procedimento lungo e ipermediatizzato si trasformasse in un infinito e rovinoso danno di immagine. È quanto questa passione giudiziaria fosse da evitare lo testimoniano i 787,7 milioni di dollari pagati a una società come Dominion che nel 2022 aveva registrato 5,8 milioni di entrate.

Fox News a processo
Telegiornale 18.04.2023, 20:00