“Vado a Macerata a fare una strage”. Sono le parole pronunciate ad una sosta per un caffè all'autogrill, dal 28enne italiano autore della sparatoria di sabato nella città marchigiana, poco prima dell’attacco, in cui ha ferito 6 immigrati a colpi di pistola.
A far scattare la furia dell'uomo, la notizia del nigeriano accusato dello scempio sul corpo di Pamela Mastropietro, la ragazzina di Roma scappata lunedì da una comunità terapeutica e ritrovata morta, fatta a pezzi e chiusa in due valigie, mercoledì mattina, ai bordi di una strada. “Stavo andando in palestra in macchina, quando alla radio ho risentito la storia della 18enne - ha confessato ai carabinieri -. D’istinto ho fatto dietrofront, sono tornato a casa e ho preso la pistola. Ho deciso di ucciderli tutti”.
Il 28enne aveva avuto in passato una storia d’amore con un’altra ragazza tossicodipendente, vittima di un pusher nigeriano richiedente asilo e con il permesso di soggiorno scaduto. Tuttavia, già da prima del massacro di Pamela - che non conosceva personalmente - “ce l’aveva a morte con gli immigrati”, ha dichiarato un amico. Aveva perso il lavoro come buttafuori da un anno e a giugno si era candidato con la Lega alle elezioni comunali di Corridonia (zero voti). Espulso dalla palestra che frequentava perché troppo violento e fanatico, era stato giudicato un soggetto borderline.
L'uomo è ora accusato di strage aggravata dalle finalità di razzismo, porto d’armi abusivo e altri reati. È rinchiuso in isolamento nel carcere di Montacuto ad Ancona, lo stesso in cui si trova il presunto assassino di Pamela Mastropietro.
ANSA/Stampa italiana/BRav