L’elezione di William Lai a presidente di Taiwan, con il 40,1% dei voti in un turno unico, sta generando una serie di reazioni internazionali complesse. Il principale avversario di Lai, Hou Yu-ih, 66 anni, candidato del Kuomintang (KMT) che sosteneva legami più stretti con Pechino, ha ottenuto il 33,5% dei voti e ha ammesso la sconfitta, così come il terzo candidato Ko Wen-je, 64 anni, del piccolo Partito Popolare di Taiwan (TPP), che ha ottenuto il 26,5% dei voti. Lai, 64 anni, entrerà in carica il 20 maggio, ma il suo successo alle urne sembra già avere un impatto significativo sullo scenario geopolitico.
Dagli Stati Uniti arriva una reazione misurata: pur elogiando la dimostrazione di democrazia in Taiwan, gli USA sottolineano la necessità di mantenere relazioni pacifiche con la Cina. Il presidente Joe Biden ha immediatamente chiarito di “non sostenere l’indipendenza di Taiwan”, una mossa che riflette la sensibilità delle relazioni tra Washington, Taipei e Pechino. Il segretario di Stato Antony Blinken si è congratulato per telefono con Lai per l’esempio di democrazia robusta fornito da Taiwan, sottolineando l’impegno degli Stati Uniti a mantenere la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan, nonché a risolvere le differenze in modo pacifico, senza ricorrere a coercizione e pressioni.
L’Unione Europea, attraverso il portavoce del servizio per l’azione esterna Peter Stano, si è congratulato con i cittadini di Taiwan per il loro impegno democratico, ribadendo i valori condivisi di democrazia, stato di diritto e diritti umani. Tuttavia, ha anche espresso preoccupazione per l’aumento delle tensioni nello Stretto di Taiwan e ha ribadito l’opposizione dell’UE a qualsiasi tentativo unilaterale di modificare lo status quo. Questa dichiarazione arriva in un momento delicato, dato che il presidente di turno del Consiglio UE, il premier belga Alexander De Croo, è appena tornato da una visita ufficiale a Pechino.
Da un lato, c’è un chiaro sostegno alle espressioni democratiche di Taiwan e ai suoi valori condivisi con molte democrazie occidentali. Dall’altro, c’è una forte consapevolezza della necessità di gestire con cautela le relazioni con la Cina, un attore globale fondamentale con interessi strategici chiari riguardo Taiwan.
Cina, “la riunificazione è inevitabile”
Secondo il governo cinese, i risultati elettorali rivelano che il partito di Lai “non può rappresentare l’opinione pubblica tradizionale dell’isola” e “non impediranno l’inevitabile tendenza alla riunificazione della Cina”.
“Le elezioni non cambieranno il panorama di base e la tendenza allo sviluppo dei rapporti tra le due sponde dello Stretto e non altereranno l’aspirazione condivisa dei compatrioti dello Stretto di Taiwan a stringere legami più stretti”, ha affermato in una dichiarazione Chen Binhua, portavoce dell’Ufficio per gli affari di Taiwan del governo cinese, in quello che è il primo commento ufficiale di Pechino sulla vicenda.
La Cina si opporrà “con forza alle attività separatiste mirate all’indipendenza di Taiwan e alle interferenze straniere”, ha proseguito il portavoce. “La nostra posizione nel risolvere la questione di Taiwan e realizzare la riunificazione nazionale rimane coerente e la nostra determinazione è ferma come la roccia - ha aggiunto Chen -. “Aderiremo al Consenso del 1992 che incarna il principio dell’‘Unica Cina’ e continueremo a lavorare con partiti politici, gruppi e persone di vari settori di Taiwan”.

L'inviata a Taiwan, Loretta Dal Pozzo
Telegiornale 13.01.2024, 20:00