Svizzera

Il francese alle elementari messo in discussione Oltregottardo

Fa discutere l’ultimo rapporto sulle competenze a fine scuola, che indica risultati scarsi per i bambini svizzero tedeschi – L’esperto: “Dove è posticipato risultati ancora peggiori, serve cambiare approccio”

  • Ieri, 19:25
11:45

In Svizzera tedesca cresce la pressione sull'insegnamento del francese alle elementari

SEIDISERA 26.05.2025, 18:00

  • © 2024 KEYSTONE-SDA-ATS AG
Di: SEIDISERA-Crameri/dielle 

Aumentano i dubbi in Svizzera sull’efficacia dell’insegnamento delle lingue straniere alle scuole elementari, in particolare del francese tra i bambini della svizzera tedesca. Al dibattito politico in corso da anni, in questi giorni infatti si è aggiunto un rapporto che mette in evidenza competenze deludenti alla fine della scuola obbligatoria.

Il dibattito pubblico e politico è in corso da anni e l’ultimo episodio riguarda le dichiarazioni della presidente dell’associazione svizzera degli insegnanti Dagmar Rössler, che sul Sonntagsblick ha sollevato dubbi sul senso dell’insegnamento del francese alle elementari in Svizzera tedesca. In realtà non ha detto che bisognerebbe abolirlo, ma che se si vogliono raggiungere gli obiettivi, bisogna ripensarlo. Perché con classi così grandi e con lezioni sporadiche, per gli allievi è impossibile parlarlo a sufficienza.

Negli scorsi giorni al dibattito si è aggiunto anche il rapporto nazionale sulle competenze fondamentali a fine scuola, da cui anche Rössler ha preso spunto per le sue dichiarazioni. In sostanza, dal rapporto emerge – e colpisce – che nei cantoni tedescofoni solo circa la metà degli allievi raggiunge le cosiddette competenze di base nel francese scritto, ma anche nell’orale non va tanto meglio. In inglese invece, i risultati sono nettamente migliori.

In realtà la stessa cosa la si può dire del tedesco nelle regioni francofone e nella Svizzera italiana, ma al momento il dibattito si sta concentrando soprattutto sulla competenza in francese nella Svizzera tedesca.

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Allievi ticinesi bene in italiano, meno in tedesco

Il Quotidiano 22.05.2025, 19:00

Risultati che rafforzano chi già critica il francese insegnato alle elementari. Fuori dal Ticino, che si concentra unicamente sul francese, sono infatti due le lingue straniere che si cominciano ad apprendere alle elementari, anche perché queste durano 6 anni e non 5 come a sud delle Alpi. I critici parlano di carico eccessivo sui bambini. Va quindi proprio in questo senso una mozione nel Gran Consiglio di San Gallo, firmata da tutti i partiti principali, da destra a sinistra, che chiede di spostare alle medie l’inizio dell’insegnamento del francese. Se ne discuterà la prossima settimana, ma intanto discussioni simili sono in corso a Zurigo, Turgovia e altri cantoni svizzero tedeschi. Appenzello esterno ha invece già deciso di togliere il francese dalla griglia oraria delle elementari.

L’esperto: “Dove è posticipato risultati ancora peggiori, serve cambiare approccio”

Per capire meglio la questione SEIDISERA ne ha parlato con il professor Vincenzo Todisco, responsabile della cattedra di italiano e di didattica del plurilinguismo all’Alta scuola pedagogica dei Grigioni, chiedendogli prima di tutto se - alla luce dei risultati - valga la pena torchiare i bambini con lingue così diverse dalla loro già alle elementari.

“Io sono convinto che ne valga assolutamente la pena. I dati ci dicono cosa non va bene, ma non ci dicono perché i risultati sono così bassi. Quindi bisogna andare ora a vedere e indagare meglio quali possono essere i motivi. Però questo non è sicuramente un motivo per abbandonare l’insegnamento precoce delle lingue straniere. Tanto più che c’è un dato interessante: nel Canton Appenzello Interno, dove il francese inizia soltanto molto più tardi, i risultati sono ancora più bassi. Quindi il problema probabilmente non risiede nel quando si inizia”.

Una possibile soluzione potrebbe essere l’insegnamento immersivo, come avviene nei cantoni bilingue che infatti ottengono risultati migliori. “È però un dato di fatto che non è possibile introdurre l’insegnamento immersivo dappertutto - prosegue il professor Todisco -. Quello che sicuramente bisogna fare è lavorare maggiormente sul dare un’urgenza all’insegnamento delle lingue straniere, e questo può avvenire soprattutto con gli scambi linguistici e con i contatti diretti. Ma anche con un insegnamento diretto, concreto e molto più motivante delle lingue straniere”.

Visti gli sviluppi tecnologici e i passi da giganti dell’intelligenza artificiale, che sembra far miracoli anche nelle traduzioni, c’è poi chi - provocatoriamente - mette in dubbio la necessità stessa di imparare una lingua straniera... Ma il professor Todisco la vede in maniera diversa: “In realtà questo tema lo possiamo sollevare in praticamente in tutti gli ambiti e in questo senso potremmo anche chiederci a cosa serve studiare la matematica. La questione è un’altra: noi siamo un Paese trilingue e abbiamo quattro lingue nazionali. Vogliamo o non vogliamo che la popolazione svizzera abbia una competenza anche solo basilare nella comunicazione in almeno una delle lingue nazionali? Chiaro, il livello che si può raggiungere è relativamente basso, ma non dimentichiamo che la scuola elementare è il momento in cui si possono aprire delle finestre verso le altre lingue e, vista la predominanza dell’inglese su scala internazionale, se non le apriamo probabilmente rimarranno chiuse per sempre” conclude Vincenzo Todisco.

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