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"L'arresto di Trump sarebbe uno show"

I media USA ipotizzano gli scenari nel tribunale di New York, mentre è stata rinviata la possibile incriminazione dell'ex presidente USA

  • 22 marzo 2023, 22:24
  • 24 giugno 2023, 05:54
Giornalisti in attesa davanti al tribunale di New York

Giornalisti in attesa davanti al tribunale di New York

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Di: ATS/M. Ang.

Donald Trump potrebbe voler trasformare il suo arresto per il caso della pornostar in uno show mediatico che, a suo avviso, galvanizzerebbe i suoi sostenitori in vista della campagna presidenziale. A raccontare lo stato d'animo di Trump sono alcuni media USA, che hanno raccolto le confidenze di amici e collaboratori mentre The Donald resta nel fortino di Mar-a-Lago "apparentemente sconnesso" dalla gravità delle insidie giudiziarie. Il tutto mentre si registra un nuovo colpo di scena a New York: dove la giustizia statunitense ha rinviato, forse fino alla prossima settimana, la possibile incriminazione penale dell'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Secondo diversi commentatori il tycoon sarebbe pronto dunque alla "perp walk" - l'umiliante prassi delle forze dell'ordine di mettere alla berlina un arrestato facendolo camminare ammanettato in un luogo pubblico ad uso di fotografi e telecamere - per poi trarne un "vantaggio" e proiettare un'immagine di forza, di sfida. Nessuno sa però se si tratti della sua solita spavalderia o di autentica rassegnazione ad un arresto che è sempre riuscito ad evitare nelle varie inchieste che lo hanno sfiorato anche in passato, tanto da essere soprannominato "Teflon Don".

Il 76enne miliardario repubblicano, che sogna di "riconquistare" la Casa Bianca nel novembre 2024, deve rispondere alla giustizia dello Stato di New York del pagamento di 130'000 dollari effettuati (poco prima della sua vittoria alle elezioni presidenziali del novembre 2016), a un'attrice di film vietati ai minori, Stormy Daniels, con cui avrebbe avuto una relazione.

Dopo anni di indagini da parte della procura di Manhattan, la scorsa settimana il suo procuratore democratico, Alvin Bragg, sembrava essere vicino ad annunciare un'incriminazione penale del 45° presidente degli Stati Uniti.

Nuovo schiaffo a Trump: "avvocato deponga sulle carte segrete a Mar-a-Lago"

Intanto Evan Corcoran, uno degli avvocati di Trump, sarà costretto a testimoniare nuovamente domani (giovedì)davanti a un gran giurì nelle indagini sulla gestione delle carte classificate a Mar-a-Lago. Una corte d'appello ha respinto il ricorso del tycoon e accolta la richiesta dell'accusa, che ha invocato una eccezione legale che consente di bypassare la segretezza delle comunicazioni tra avvocato e cliente quando gli inquirenti ritengono che i consigli legali siano stati usati per ulteriori crimini o frodi. Lo riferisce la CNN.

Annullata la riunione del gran giurì

È stato Donald Trump che, dalla sua residenza di Mar-a-Lago, ha scatenato sabato una tempesta mediatica e politica scrivendo a lettere maiuscole sul suo social network Truth che sarebbe stato incriminato e "arrestato" martedì. Ma il procuratore Bragg è rimasto in silenzio e non è successo nulla di quanto annunciato dall'ex capo di Stato.

Mercoledì mattina, i media statunitensi che assediavano il tribunale di Manhattan ipotizzavano che il gran giurì - un gruppo di cittadini con ampi poteri investigativi che collabora con il procuratore Bragg - avrebbe votato per l'incriminazione nel pomeriggio. Ma secondo il New York Times e il media online Insider, che si basano su due fonti giudiziarie, la riunione del gran giurì di mercoledì è stata annullata.

Insider riferisce che la giuria non voterà prima della fine della settimana, anche se era previsto che si riunisse giovedì. Il gran giurì si riunisce il lunedì, il mercoledì e il giovedì. Interpellata dall'AFP, una portavoce del procuratore ha rifiutato di "confermare o commentare qualsiasi questione relativa al gran giurì".

Nessun arresto immediato

Anche se fosse accusato, Trump non verrebbe "arrestato" immediatamente. Dovrebbe aspettare diversi giorni per comparire in tribunale. In questo caso, dopo essersi volontariamente "consegnato" alla giustizia, gli verrebbero notificati i capi d'accusa e, forse e simbolicamente, verrebbe posto in arresto per qualche minuto. L'ex presidente verrebbe quindi fotografato, gli verrebbero prese le impronte digitali e forse anche brevemente ammanettato.

Nel frattempo, New York si sta preparando. In silenzio. Martedì i responsabili del Dipartimento di Polizia di New York (NYPD) hanno installato barriere metalliche davanti al tribunale e alla Trump Tower a Manhattan. E, per prevenire qualsiasi rischio di scontro, la polizia di New York ha avvertito che "la presenza di agenti di polizia in uniforme aumenterà nei cinque distretti della megalopoli", anche se non c'è "attualmente alcuna minaccia credibile a New York".

Trump si difende

Trump, che deve fronteggiare diverse cause legali, afferma di non aver commesso "alcun crimine" e di essere vittima di una "caccia alle streghe" condotta dai democratici.

Il caso di Stormy Daniels è giuridicamente complesso. Il tribunale di New York sta cercando di stabilire se Trump sia colpevole di false dichiarazioni, un reato minore, o di non aver rispettato le leggi sul finanziamento delle campagne elettorali, un reato penale, per aver pagato del denaro alla donna poco prima delle elezioni presidenziali del 2016, vinte dal repubblicano. L'obiettivo era quello di farla tacere su una presunta relazione extraconiugale di dieci anni prima, secondo l'accusa.

L'indagine ha subito un'accelerazione la scorsa settimana. Michael Cohen, ex avvocato e ora nemico di Trump che ha pagato Stormy Daniels, ha testimoniato davanti al Gran Giurì. Anche l'attrice ha collaborato con i pubblici ministeri e con lo stesso collegio giudicante.

Un manipolo di manifestanti

Secondo il New York Times e il Washington Post, anche Trump era stato invitato a parlare davanti al Gran Giurì. Sabato ha invitato i suoi sostenitori a "manifestare" e ha dato loro appuntamento al 5 novembre 2024 per "riconquistare" la Casa Bianca. Finora ci sono state alcune decine di manifestanti fuori dal palazzo di giustizia e dalla Trump Tower a New York e a Palm Beach.

Il timore principale delle autorità è che si ripeta la violenza dell'assalto al Campidoglio a Washington il 6 gennaio 2021 (costato diversi morti), quando Donald Trump, sconfitto alle urne nel novembre 2020, invitò i suoi sostenitori a contestare i risultati.

Trump, la giuria non si è riunita

Telegiornale 22.03.2023, 20:00

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