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L'incriminazione di Donald Trump, una prima storica

È il primo ex presidente americano a essere ritenuto colpevole di un reato. Quale il reato? Cosa rischia? Le reazioni

  • 31 marzo 2023, 05:59
  • 24 giugno 2023, 06:12

Notiziario 06.00 del 31.03.2023 La corrispondenza di Andrea Vosti

RSI Mondo 31.03.2023, 07:25

  • keystone
Di: Massimiliano Herber/RedMM

Donald Trump è dunque il primo ex presidente della Storia americana imputato di reato. Il Grand Jury di Manhattan ha deciso di mettere sotto accusa il 76enne candidato alla nomination repubblicana per il 2024 in relazione al pagamento di 130'000 dollari a un’attrice porno, Stormy Daniels, nel 2016. I capi di imputazione non sono ancora noti, ma stando alle anticipazioni di stampa Trump dovrebbe venire formalmente incriminato martedì a New York.

La vicenda che porta al pagamento che potrebbe portare a processo Trump risale al luglio 2006. All’epoca il futuro presidente è un immobiliarista di successo e una stella della televisione, già sposato con Melania. A un torneo di golf per celebrità in Nevada conosce l’attrice “Stormy Daniels”, al secolo Stephanie Daniels, 27 anni. I due avrebbero avuto una relazione extraconiugale. Dieci anni dopo, in piena campagna elettorale per le Presidenziali 2016 quell’avventura deve essere silenziata; un silenzio pagato nell’ottobre 2016 centotrentamila dollari dall’allora avvocato di Trump, Michael Cohen, e inizialmente giustificato come onorario per l’ex legale. Nel 2018 un’inchiesta del Wall Street Journal porta alla luce quel pagamento. Non è solo gossip: quei soldi violano le Leggi federali sulla campagna elettorale. Da presidente Trump ha sempre negato la relazione e il pagamento, anche se il suo ex legale – arrestato – afferma il contrario.

L’indagine – a sorpresa – riprende quando il 45esimo presidente lascia la Casa Bianca e a cinque anni dalla sua apertura il Procuratore distrettuale Alvin Bragg annuncia la sua conclusione. In un comunicato il magistrato conferma di aver contattato i legali di Trump per coordinare la modalità con cui l’ex presidente si consegnerà alle autorità. In quell’occasione – martedì probabilmente – a Trump verranno comunicati i capi di imputazione, prese le impronte digitali e sarà scattata una foto segnaletica. Assai improbabile venga arrestato. E ancor più difficilmente se verrà processato questo avverrà prima delle elezioni 2024.

L’ex Presidente, che due settimane fa aveva annunciato con un post il suo arresto e invitato i supporter a protestare, ha reagito denunciando la caccia alle streghe, definendo le accuse “false, corrotte e vergognose” e denunciando l’impossibilità di un processo corretto.

Nessun commento dalla Casa Bianca, né dal Dipartimento di Giustizia. Come avvenuto settimana scorsa immediatamente in molti nel Partito Repubblicano hanno preso le difese di Trump accusando il Procuratore distrettuale di essere di essere motivato dall’astio politico. Secondo lo speaker della Camera Kevin McCarthy il magistrato newyorkese “ha danneggiato irreparabilmente il nostro Paese nel tentativo di interferire nelle elezioni presidenziali”, mentre Ron DeSantis - Governatore della Florida (e possibile avversario di Trump per la nomination) – ha minacciato di collaborare con le autorità giudiziarie per l’estradizione dell’ex presidente.

Il tweet di Ron DeSantis

Il tweet di Ron DeSantis

Il tweet di Kevin McCarthy

Il tweet di Kevin McCarthy

Da giorni però Donald Trump ha lasciato trapelare la sua intenzione di consegnarsi alla giustizia e di capitalizzare la sua vicenda legale, puntando sull’immagine dell’outsider, vessato dalla giustizia e dal “sistema”. Con questa strategia da una settimana Trump è tornato al centro della scena mediatica, il suo vantaggio tra i candidati repubblicani alla nomination è cresciuto ed ha raccolto oltre 1,5 milioni di dollari in donazioni per le spese legali. La fedina penale pulita non è tra i requisiti previsti dalla Costituzione americani per candidarsi alla presidenza.

Oltre a essere il primo (ex) presidente incriminato, Trump potrebbe essere il primo candidato sotto accusa. Paradossalmente non per le inchieste federali come quelle legate alle interferenze elettorali, non per l’assalto del 6 gennaio, non per i documenti classificati portati a casa in Florida alla fine della sua Presidenza, ma per aver pagato il silenzio di un’ex star a luci rosse.

Notiziario 05.00 del 31.03.2023

RSI Mondo 31.03.2023, 05:57

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