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“Morte agli arabi”, israeliani aggrediscono palestinesi nella Città Vecchia

Il ministro israeliano della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir (estrema destra) si è recato sulla Spianata delle Moschee - Condanna del Ministero degli esteri giordano: è “un’irruzione”. “Gerusalemme Est è territorio occupato”

  • 26 maggio, 16:06
  • 26 maggio, 19:31
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Gruppi di giovani ebrei israeliani hanno intonato "Morte agli arabi". Città Vecchia di Gerusalemme (26 maggio 2025)

  • EPA/Keystone
Di: AP/Reuters/ATS/M. Ang. 

Intonando “Morte agli arabi” e cantando “Possa il tuo villaggio bruciare”, gruppi di giovani ebrei israeliani si sono fatti strada attraverso i quartieri musulmani della Città Vecchia di Gerusalemme lunedì, prima della manifestazione annuale che ricorda la conquista della parte orientale della città da parte di Israele e che richiama ogni volta gli ultranazionalisti.

Nel frattempo, un gruppo di manifestanti, tra cui un deputato israeliano, ha preso d’assalto un edificio a Gerusalemme est appartenente all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA).

La marcia commemora la Giornata di Gerusalemme, che segna la conquista da parte di Israele di Gerusalemme Est, compresa la Città Vecchia e i suoi luoghi sacri per ebrei, cristiani e musulmani, nella guerra del 1967. L’evento, previsto più tardi nel corso della giornata, minaccia di infiammare le tensioni che sono già molto forti nella città a causa dei quasi 600 giorni di guerra a Gaza.

Il ministro israeliano della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir (estrema destra) si è recato lunedì sulla Spianata delle Moschee (per i musulmani) o Monte del Tempio (per gli ebrei).

Il Ministero degli esteri giordano ha condannato duramente la visita di Ben Gvir sulla Spianata delle Moschee, definendola “un’ irruzione” e accusando il ministro israeliano di “pratiche estremiste”. Amman ha ribadito che Gerusalemme Est è un territorio occupato e che Israele non ha sovranità sul sito.

Da parte sua il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso lunedì di mantenere Gerusalemme “unificata, indivisibile e sotto la sovranità israeliana”, durante una riunione di gabinetto che segna la “Giornata di Gerusalemme”, secondo una dichiarazione del suo ufficio.

Le aggressioni ai danni dei palestinesi

Ben Gvir ha spinto a lungo per ottenere il diritto di preghiera degli ebrei sul sito. In base a un accordo vecchio di decenni, il complesso è amministrato da un fondo caritatevole giordano. Gli ebrei possono visitarlo ma non pregare.

In vista della manifestazione, i negozianti palestinesi hanno chiuso i loro negozi. Quelli che si sono trattenuti oltre mezzogiorno sono stati molestati dagli ultranazionalisti ebrei prima di essere costretti a chiudere, ha detto un testimone alla Reuters, aggiungendo che in un caso la polizia israeliana ha spinto gli ultranazionalisti lontano da una vetrina. I manifestanti, per la maggior parte giovani israeliani che vivono negli insediamenti nella Cisgiordania occupata da Israele, sono stati visti molestare e aggredire alcuni palestinesi, giornalisti e attivisti israeliani di sinistra, ha riferito il testimone.

I palestinesi vogliono Gerusalemme Est come capitale di un futuro Stato che includerebbe Cisgiordania e Gaza. La maggior parte dei Paesi considera la parte orientale della città un territorio occupato e non riconosce la sovranità israeliana su di esso, mentre Israele considera Gerusalemme la sua capitale eterna e indivisibile. Nel 2017, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha riconosciuto tutta Gerusalemme come capitale di Israele e vi ha trasferito l’ambasciata statunitense (che era a Tel Aviv). Domenica, l’ambasciatore americano Mike Huckabee, cristiano evangelico, si è congratulato con Israele per ciò che ha definito la riunificazione della città, avvenuta 58 anni fa.

Il raduno degli ultranazionalisti avviene sullo sfondo della guerra nella Striscia di Gaza (giunta al 20° mese), dell’intensificarsi della campagna militare israeliana e dalla recrudescenza e il continuo aumento dei violenti attacchi dei coloni israeliani contro i palestinesi in Cisgiordania.

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